Una testimonianza di servizio a quanti vivono la sofferenza dell’abbandono coniugale (Cf. Riparazione Mariana, n. 4/2014)
Suor M. Margherita Ferraretto (1839-1914), madre della venerabile M. Elisa Andreoli, fondatrice delle Serve di Maria Riparatrici, era sposata con Marco, che però dopo pochi anni abbandona la famiglia senza lasciare traccia. Margherita provvede da sola alla figlia Elisa, accettando umili lavori per starle accanto e darle una solida formazione cristiana e culturale. Accompagna la scelta di vita religiosa di Elisa, condividendo con lei le fatiche per dare vita al nuovo istituto e riconoscendo nella figlia il carisma di fondatrice e guida della nascente Famiglia religiosa. Anche Margherita entra nella Congregazione, emettendo i voti religiosi il 12 luglio 1900, assieme alla figlia e ad altre due compagne, che sostiene e incoraggia nei primi duri passi del nuovo cammino. Margherita si spegne a Vidor (TV), casa delle origini delle Serve di Maria Riparatrici, pronunciando parole di benedizione, «Sit nomen Domini benedictum. Ecce ancilla Domini» (Sia benedetto il nome del Signore. Ecco l’ancella del Signore), che rivelano la sua spiritualità semplice e profonda. Nella cappella della comunità, dal 29 novembre scorso, riposano le sue spoglie e si custodisce la sua memoria di donna fiduciosa nella Provvidenza e forte nella prova.
L’atteggiamento di papa Francesco nell’indire e nel guidare il Sinodo sulla Famiglia è quanto mai puntuale e da esso il cuore di tanti, per molteplici motivi, aspetta segni di sostegno, comprensione, vicinanza, riconciliazione e comunione.
Alcune circostanze, ma soprattutto la gratitudine per l’amore fedele dei miei genitori e la vicinanza ad alcune persone particolarmente sofferenti mi hanno motivata, da qualche anno, a partecipare e accompagnare con la mia testimonianza di consacrata il gruppo «Emmaus» della parrocchia del Duomo di Rovigo.
È un gruppo per coniugi separati che s’incontra regolarmente per momenti di formazione, preghiera e fraternità. Offre, attraverso un centro di ascolto, anche consulenze specifiche. Nell’anno 2013-2014 si è riflettuto alla luce del tema «La samaritana e il samaritano. Donne e uomini della periferia esistenziale». I contenuti formativi sono illuminati sempre dalla parola di Dio. Negli incontri, condotti con uno stile di accoglienza e di ascolto, ho conosciuto persone con forti esperienze di dolore e disorientamento, ma anche di ricerca nella fede.
Il fallimento di un sogno, di un amore e la distruzione di una famiglia portano a vivere una vita “arrabbiata”, “dolente”, o “rassegnata”; l’elaborazione del proprio dolore e l’assunzione della nuova realtà sono faticosi, lenti: i sentimenti contrastanti sono tanti. Anche il pensiero per i figli e per il loro futuro, il problema della loro crescita ed educazione, mentre sta a cuore, risente della solitudine e di un equilibrio familiare che ormai non c’è più.
L’umanità di oggi, come quella di sempre, ha bisogno di cantare la festa dell’amore, ma anche di sentire su di sé uno sguardo di misericordia che l’intercetti nella fatica quotidiana, soprattutto quando affronta il dramma della sua fragilità. È stato così che, tra questi fratelli e sorelle, mi sono sentita particolarmente interpellata dalla forza dei valori evangelici del perdono e della fiducia nell’amore del Signore, che conta i capelli del nostro capo e provvede agli uccelli dell’aria.
Quanto ascoltavo nelle condivisioni delle persone mi ha fatto riandare in maniera nuova alla testimonianza di vita di madre M. Margherita Ferraretto, una delle prime sorelle all’inizio della storia della mia Congregazione, mamma della fondatrice, madre M. Elisa Andreoli.
Madre Margherita è stata abbandonata dal marito, Marco, quando Elisa aveva cinque anni. E ha fatto come fanno oggi tante spose e mamme: in un primo momento ha cercato aiuto dal fratello, poi si è rimboccata le maniche ed è andata a cercarsi un lavoro altrove e un alloggio per la figlia, per mandarla a scuola ed educarla. Così fino a quando Elisa ha raggiunto il diploma di scuola magistrale. Successivamente Margherita ha seguito le varie traversie di Elisa nella sua incessante ricerca della volontà di Dio, fino a fare parte della Congregazione fondata dalla figlia! Quali i disegni della Provvidenza!
Fino a questa esperienza di servizio alle coppie in difficoltà era consueto, per me, ripensare agli avvenimenti che esse avevano superato per amore della incipiente famiglia religiosa e alle loro virtù eroiche esercitate in questa seconda parte della vita. Ben presto, però, sono stata stimolata a ripensare anche alla prima parte, alla loro tenacia e fede nel passare dall’abbandono al dono, nel credere fermamente al valore della vita e della volontà d’amore inscritta nel disegno di Dio.
Quante cose nuove da apprendere, quanta speranza da attingere dalla loro testimonianza di vita!
Sono trascorsi 100 anni dalla morte di madre Margherita (7 maggio 1914), sorella vissuta per lo più a Vidor (TV), paese che ricorda le umili origini della Congregazione delle Serve di Maria Riparatrici.
Tutte noi le siamo grate per aver saputo far crescere ed educare cristianamente la figlia, non solo, ma anche per averle trasmesso l’amore alla Vergine Addolorata e per averla incamminata nella spiritualità dei Servi di Maria, Ordine religioso cui madre Elisa ha insistentemente chiesto l’aggregazione del suo “infimo Istituto”, come era solita definirlo.
Le spoglie di madre Margherita, sabato 29 novembre, sono state traslate dal cimitero del paese alla cappella della nostra comunità di Alné-Vidor, “Casa delle origini”.
Madre Margherita, oltre ad intercedere per la nostra Congregazione, sia vicina e sostenga dal cielo tutte le donne che vivono relazioni coniugali difficili o spezzate. Anche la comunità cristiana si metta in gioco con nuovi atteggiamenti di ascolto, accoglienza e accompagnamento, e favorisca un cammino che permetta pure a loro di essere “soggetti”, più che “oggetti”, di pastorale.
Maria Grazia Comparini smr