L’attività di diffusione tra i laici della spiritualità mariana da parte di suor M. Dolores nel 90° anniversario della sua nascita al cielo (29 dicembre 1928-2018)
Cf. Riparazione Mariana n. 4/2018
Lo storico Pacifico M. Branchesi osm, che ha curato le origini e lo sviluppo della nostra storia congregazionale, ha affermato che: «Nella storia della spiritualità mariana Maria Dolores occupa un posto di rilievo»1 e p. Fernando da Riese, cappuccino, aveva precedentemente scritto: «Nella storia della devozione mariana, ella ha acceso una luce nuova ed intensa»,2
da divenire «una figura di primo piano».3 Lo dimostra anche il fatto che un frammento delle sue pagine mariane si trova riportato nei Testi mariani del secondo millennio.4
Maria Inglese nasce a Rovigo il 16 dicembre 1866 e muore a Rovigo il 29 dicembre 1928. Sempre il 29 dicembre 1911 entra tra le Serve di Maria di Adria, Congregazione fondata da madre M. Elisa Andreoli, prendendo il nome di sr. M. Dolores. Nel 2018 abbiamo celebrato il 90° anniversario della sua nascita al cielo.
Vorrei, prima di tutto, collocare i quattro ambiti di diffusione valorizzati da Maria Inglese facendo una chiarificazione-considerazione sul termine “spiritualità mariana”.
Quando parliamo di spiritualità intendiamo dire sempre un qualcosa che viene da dentro la persona, dal cuore, dalla mente, dagli affetti, quindi è l’atteggiamento di un soggetto (l’uomo/la donna) che si rivolge verso un oggetto (Dio, la Vergine, i Santi). Nel nostro caso si tratta, quindi, di un atteggiamento esistenziale per cui il fedele dà alla sua vita cristiana un particolare indirizzo.
Ponendo vicino al termine “spiritualità” l’aggettivo qualificativo “mariana” vogliamo indicare una spiritualità che fa riferimento alla figura della madre del Signore. Si tratta di una vita spirituale ispirata alla vita di fede di Maria, di atteggiamenti, di preghiere che hanno per oggetto la sua persona, la sua vita evangelica, la sua presenza nella storia della salvezza, nel mistero di Cristo e della Chiesa.
Maria Inglese era una laica affascinata dalla Vergine Madre, una persona propositiva perché donna spirituale e perciò capace di un vero zelo apostolico, tutto orientato ad affermare che «Maria è buona della bontà di Dio», e per questo lei invitava ad «amarla di gran cuore», valorizzando tutte le occasioni.
Sappiamo che nella sua giovinezza ebbe due lutti importanti, la morte del padre e della sorella Clementina: esperienze dolorose che segnano la sua vita di sedicenne sensibile, riservata e pure cagionevole di salute; ancor giovane, infatti, si ammala di tisi e soffre di afonia. La componente del dolore, perciò, rientra particolarmente nella sua vita e viene da lei sentita come «esigenza di riparazione».5
Per la diffusione della spiritualità mariana, tre, in particolare, possono essere considerati gli ambiti di cui si servì: il lavoro, quello di sarta nel suo caso, la preghiera e gli scritti.
Visse il lavoro
Sull’Osservatore romano della domenica, nel 1961, il Capomasi scrisse un articolo dal titolo: Testimone di Dio. Tra forbici ed aghi scelse la sua via e Fernando da Riese Pio X, nel settimanale diocesano La Settimana cattolica del 15 dicembre 1961, scrisse l’articolo: La rodigina suor Maria Dolores protettrice della moda?, dove affronta vari argomenti come: il lavoro di sarta, moda e riparazione, l’apostolato della nuova moda, protettrice della moda? L’Autore è convinto che «è possibile il connubio di arte e di moralità, e testimoniare agli uomini che il cristianesimo ha il monopolio della vera eleganza». Si tratta di approfondire la spiritualità del lavoro, di ogni lavoro.
Era il febbraio del 1899 quando Maria Inglese, nel mezzo della sua operosità artigianale, ovvero nel suo atelier, in silenzioso colloquio con la Vergine, aveva avuto l’intuizione della sua missione: diffondere la riparazione al Cuore addolorato di Maria. Infatti, avendo lei condiviso la sorte della maggior parte degli uomini, indicò come mezzo di riparazione il lavoro, anzi invitava all’offerta di un’ora delle proprie azioni come terzo modo della riparazione mariana.
Maria Dolores, quindi, è una donna che fa della sua vita un’armonia di dono in ogni suo aspetto, dando a tutto un’unica direzione, la riparazione mariana: «Riparare: ricucire, come nell’arte laboratoriale di Maria Inglese, i lembi dell’umanità strappati, reintegrare l’uomo strappato da se stesso, dimentico di sé»,6 recuperare la bellezza dell’immagine di Dio, con cui fu creato.
Stimò e amò la preghiera
Dietro l’abile artigiana, spunta la fervente paladina della preghiera, per cui si scopre animatrice e leader carismatica, cercando ovunque e sempre più lontano fedeli e devoti con cui condividere l’amore della Vergine Madre, prima contemplata come Madonna delle Grazie insieme alla Pia Unione delle Figlie di Maria, poi Addolorata con i terziari Servi di Maria.
L’idea della Pia Opera Riparatrice viene affermata e diffusa da Maria Inglese prima in questi ambienti più vicini e poi più lontano, fino a che la Provvidenza, nella mediazione di mons. Tommaso Boggiani, vescovo della diocesi di Adria, le fa incontrare le Serve di Maria di Adria, fondate da Madre M. Elisa Andreoli. Sull’incontro di queste due donne abbiamo celebrato, nel 2011, il Centenario, proprio all’insegna di Un incontro... tanti incontri.7
Le memorie autobiografiche di suor Maria Dolores hanno sovente il tono e l’indole della preghiera. La sua anima orante traspare dalle pagine dell’Autobiografia: «O Maria, Madre dolce e cara, non vogliate rivolgere altrove il materno vostro sguardo, perché siamo figli ingrati. Ricordatevi che siete venuta al mondo non per i giusti, ma per i peccatori, abbiate dunque di noi pietà» (f. 94). E ancora: «Avrei voluto valicare i monti, attraversare i mari. Avrei voluto fare il portavoce a tutti i popoli della terra. Dir loro i desideri della Santissima Vergine» (f. 38). È evidente in lei l’anelito e l’orizzonte missionario della preghiera!
Nello sguardo della Vergine Addolorata, che “muove gli occhi” nella chiesa di san Michele in Rovigo il 1° maggio 1895, Maria Inglese coglie la cura materna della Vergine, che risveglia la consapevolezza di sé e invita a prendere coscienza della storia e dei suoi mali. Per lei, dunque, la preghiera riparatrice è la più alta forma di partecipazione al dolore del mondo, ai dolori di cui gli uomini sono insieme paradossalmente autori e vittime, artefici e succubi. Molti, tra quanti conobbero suor Dolores, solevano dire: «Era un piacere vederla pregare!».8
Si dedicò alla diffusione
Alcuni dei suoi scritti sono editi, altri inediti, tutti sono utili per comprendere la vita e la spiritualità della venerabile. Sono costituiti da: opuscoli e pagelline (tra questi Quanto è buona Maria, edito a Roma dal 1899 al 1928); articoli su stampa periodica (1900-1928; ricordiamo che lei fonda nel 1916 la Paginetta della riparazione, oggi Riparazione mariana); l’Epistolario (1902-1928), interessante sia per il numero delle persone che abitano il mondo di Maria Inglese, sia per le notizie di cui è ricco; l’Autobiografia (1912-1923), emblematico l’inizio: «Quanto è buona Maria Santissima», e i Pensieri spirituali (1916-1925), brevi frasi scritte sul retro di immaginette sacre per la ricorrenza della vestizione o professione delle consorelle.9
Non dobbiamo dimenticare, infatti, che fu vicaria generale delle Serve di Maria Riparatrici. Suor Maria Dolores non si muove personalmente da Rovigo, ma è prodiga di consigli per le Serve di Maria Riparatrici “d’oltre mare”.
Scrisse, inoltre, alle Figlie di Maria, la Pia Unione di cui era presidente, a persone con responsabilità ecclesiastiche e religiose, certa che era la Madonna a volerlo. Persona umile, si lasciava guidare, sottoponeva ispirazioni e sogni al suo confessore e direttore spirituale, mons. Ernesto Vallini.
Al cuore della sua operosità, dei suoi scritti e delle sue parole, c’è la convinzione più semplice e vera: «Gesù vuole tutti salvi», in ogni luogo e in ogni tempo, in ogni circostanza e in ogni frangente della vita. Con gli scritti raggiunge migliaia di persone, vuole avvicinare e mostrare a tutti l’umanità di Maria, partecipe delle vicende anche dolorose delle donne e degli uomini, proclamare che Maria è «buona della bontà di Dio».
Da abile comunicatrice lo fa con un linguaggio semplice e diretto. Attraverso di lei la Vergine diventa presenza familiare, che si pone accanto all’umanità che soffre.
Un accenno alle Lettere scelte (1907-1928), pubblicate dalla Curia generalizia delle Serve di Maria Ripa- ratrici nel 2011. Vi si può notare lo stile comunicativo: materno, affettuoso, deciso e liberante, da brava compagna di viaggio, come suggerisce oggi papa Francesco (cf. Evangelii gaudium, n. 24). Non solo, ma Maria Dolores è pure una brava guida spirituale, capace di discernimento, anche vocazionale (cf. Lettere scelte, 1922-1924, nn. 15.17.19).
Maria Inglese, ancor da laica, pone a tutti noi delle provocazioni: come viviamo il nostro quotidiano lavoro, oggi così complesso, a volte intrigante e fonte di tanto stress? Come possiamo evangelizzare questo ambito, che comunque esprime la dignità dell’uomo? E come guardiamo a coloro che non ce l’hanno e che per questo soffrono?
E ancora: la nostra preghiera, anche quella mariana, di riparazione, che spessore ha? Cerchiamo il nostro gusto, o preghiamo con una dimensione missionaria, che abbraccia il mondo intero, con i suoi conflitti e le sue intese più o meno limpide, con le sue ansie e le sue speranze?
Sono scontate le intenzioni? Non potremmo esprimerle per renderci più consapevoli, e quindi vivere un ringraziamento al Padre provvidente e un’intercessione fiduciosa, per queste situazioni, anche della Vergine Madre?
Potrebbe essere un compito specifico con cui ci si inserisce nel triennio di preparazione al Centenario missionario che, come Serve di Maria Riparatrici, Associati, amici e simpatizzanti, celebreremo nel 2021.
Maria Inglese, poi suor Maria Dolores della Riparazione, accompagni il cammino di ricerca di ciascuno di noi per cogliere il senso di un’incarnazione, nell’oggi, del dono dello Spirito che lei ha ricevuto, vissuto e trasmesso per l’edificazione del Regno, di cui santa Maria è il membro sovraeminente.
M. Grazia Comparini smr - assistente generale dell’Associazione BVA - Rovigo
•1 Pacifico M. Branchesi, Maria Dolores Inglese: dalla contemplazione all’apostolato, in Riparazione mariana 64 (1979), n. 2, pp. 20-21.
•2 Fernando Da Riese Pio X, Mariane anime riparatrici, Rovigo 1958, p. 28.
•3 Gabriele M. Roschini, “Con Maria e per Maria”. Cenni biografici della Serva di Dio suor M. Dolores Inglese delle Serve di Maria “Riparatrici”, Roma 1955, p. 5.
•4 Cf. Stefano De Fiores - Luigi Gambero (a cura di), Testi mariani del secondo millennio, Autori contemporanei dell’Occidente, secolo XX, v. VII, pp. 128-131.
•5 Patrizia Paulatti, Ricerche su fondazioni religiose: il “miracolo rodigino” di fine ’800. Tesi di laurea. Università degli studi di Padova, A. A. 1976-77, p. 89.
•6 Maria Grazia Fasoli, Maria Dolores. Nel segreto di un nome, Centro mariano «Beata Vergine Addolorata», Rovigo 2005, p. 18.
•7 Cf. Riparazione mariana 97 (2012), n. 3.
•8 M. Maura Muraro, La preghiera come vita, in Riparazione mariana 59 (1974), n. 5, p. 20.
•9 Cf. M. Rosaura Fabbri, Maria Dolores Inglese: gli scritti, in Maria Marcellina Pedico (a cura di), Maria presso la croce. Volto misericordioso di Dio per il nostro tempo. 3° Convegno mariano delle Serve di Maria Riparatrici, Rovigo, 12-15 settembre 1995, «Beata Vergine Addolorata», Rovigo 1996, pp. 320-329.