Madre Elisa: donna della gratitudine e della lode

Nel percorrere gli scritti di Maria Elisa Andreoli congiuntamente al Salterio, si scopre che la spiritualità di questa donna, che ha affrontato difficoltà e tribolazioni di ogni sorta confidando solidamente in Dio solo, è di stampo genuinamente biblico e specificamente salmico.

Il libro dei Salmi, nel suo insieme, traccia una traiettoria che va dalla supplica dell’orante solo, perseguitato e accerchiato da nemici più forti di lui, alla lode grata che egli rivolge a quel Dio cui si è affidato e che ha sperimentato come saldo rifugio e potente salvezza.

Dopo il primo movimento, la supplica e l’abbandono fiducioso in Dio, diamo spazio al secondo movimento, ossia al riconoscimento da parte dell’orante dei benefici ricevuti e, quindi all’esplosione della lode gioiosa e grata.

Come il sapiente del salmo, madre Elisa compie un intenso cammino di fede fino a raggiungere quella maturità spirituale che le fa riconoscere, in sé e negli eventi della sua Famiglia religiosa, la sconfinata bontà di Dio che riversa le sue copiose grazie: «Il Signore misericordioso sta preparando miracoli per questa infima comunità» (Serve di Maria Riparatrici, Silloge di Documenti dal 1891 al 1935, a cura di Pacifico M. Branchesi osm e M. Renza Veronese smr, Roma 1978 = Silloge, p. 95). «Non so come ringraziare la bontà di Dio» (ibidem, p. 106). «I miei spietati avversari chiedono di fare la pace […] essi stessi confessano essere più che ingiusta la sentenza (emessa a favore dei massoni) […]. L’anima mia vien meno per la commozione e riconoscenza a Dio che opera simili prodigi di bontà con [noi sue] povere Serve» (ibidem, p. 108).

L’esperienza della presenza di Dio nella sua vita le fa dire: «Sono certa che Dio dispone tutto per il nostro meglio» (ibidem, p. 111). Si affida totalmente a lui: «Quello che fa Dio è tutto ben fatto, egli sa il perché» (ibidem, p. 452), come l’orante del Salterio che, dopo aver attraversato la «valle oscura» (cf. Sal 23,4) della tribolazione e dello sconforto, emerge alla luce e intona un canto di lode grata a colui che non lo ha mai abbandonato e si è sempre preso amorevolmente cura di lui. Come un fiume in piena, l’animo di madre Elisa tracima: «Ammirabile la divina Bontà, che proprio nelle angosce, trepidazioni, incertezze future […] la piccola Comunità si propagò, incrementò» (Silloge, p. 415); «sì, lo confesso e lo dico a tutti con verità: questo infimo Istituto di Serve di Maria Riparatrici esiste solo per opera della bontà di Dio» (ibidem, p. 482): «Chi è sapiente custodisca queste cose e comprenderà la bontà del Signore» (Sal 107,43).

Colui che raggiunge la maturità spirituale riconosce le grazie del Signore, i pericoli dai quali è stato risparmiato e i mali dai quali è stato preservato. Comprende come la grazia abbia operato in lui molto di più dell’immaginabile e di quanto egli stesso si sia reso conto. Sente, allora, di dover rendere grazie al Signore: «Quanto è grande la tua bontà, Signore!» (Sal 31,20). Espressioni che tornano negli scritti di madre Elisa, quasi a risuonare come un ritornello della sua intera vita, sono: «Quanto è buono Dio!» (Silloge, p. 95); «oh! Bontà di Dio, quanto sei grande!» (ibidem, p. 417); «Dio mio, bontà infinita» (ibidem, p. 480); «come faremo noi poverelle a corrispondere alla bontà di Dio?» (ibidem, p. 479); «bontà di Dio, quanto sei immensa! Non lo merito; grazie!» (ibidem, p. 488).

Questo movimento, che nel Salterio sfocia nella lode pura del cuore traboccante di gratitudine: «La tua bontà mi ha fatto crescere» (Sal 18,36), «Signore, la tua bontà dura per sempre» (Sal 138,8), fa esclamare a madre Elisa: «Ah! Misericordia del nostro Dio! Io piango spesso di riconoscenza!» (Silloge, p. 115), per poi farsi esortazione e insegnamento: «Ricorrete con fiducia alla bontà di Dio e di Maria» (ibidem, p. 461) e raccomandazione alle sue suore: «Le suore giovani non si scandalizzino delle molte tribolazioni e persecuzioni […]. Le permise Dio per fare risaltare la sua infinita bontà, sempre liberando la povera Comunità, proteggendola e far vedere a tutti che è opera sua» (ibidem, p. 457).

Tra le pieghe oscure e tortuose della sua storia, madre Elisa ha riconosciuto la traccia luminosa della bontà di Dio che opera e dona grazie innumerevoli. Ricorrendo a un costante abbandono in Dio solo, è approdata al riconoscimento grato del dispiegarsi della infinita bontà divina, che l’ha sempre fatta uscire vittoriosa da ogni sconfitta e ha ricolmato di benefici il suo “infimo Istituto”.

Il salmo 136 si apre con l’invito: «Lodate il Signore perché è buono; perché eterno è il suo amore misericordioso», che dà l’avvio all’enumerazione delle opere di Dio nella creazione e dei suoi interventi salvifici nella storia del suo popolo, scanditi dal costante ritornello litanico «perché eterno è il suo amore misericordioso».

Tale è l’approdo della vicenda umana di tutti i santi e di madre Elisa: dire e ridire con la propria vita quanto è grande la bontà di Dio e destare negli altri lo stupore e il canto di lode.

Il libro dei Salmi si conclude con il solenne invitatorio universale che, dopo aver sollecitato alla lode polifonica di Dio attraverso tutti gli strumenti a fiato, corda e percussione (v. 3-5a-b), coinvolge in essa ogni essere che respira: «Ogni vivente dia lode al Signore» (Sal 150,5).

Questo è il sigillo del Salterio e questo è il fine supremo verso cui è proiettata la nostra esistenza, nel tempo e nell’eternità.

M. Cristina Caracciolo smr - M. Lisa Burani smr

Cf. Riparazione Mariana n. 2/2008