sr. M. Josefa Ferreira dos Santos

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Suor M. Josefa, brasiliana, acreana di Xapurì, ci ha lasciate a soli 29 anni. Madre M. Mirta Del Favero, priora generale, a motivo della precarietà della sua salute, le aveva concesso di emettere la Professione perpetua prima del termine stabilito dei cinque anni e senza completare la preparazione adeguata.
Sr. M. Josefa proveniva da una famiglia umile, che viveva nella foresta amazzonica. Raccontava la mamma che per loro era un grande avvenimento andare a Xapurì, la città più vicina. Xapurì in quel tempo era un piccolo centro dove esistevano alcune scuole, un piccolo e povero ospedale, un mercato. I Servi di Maria vi avevano istituito una parrocchia e aperto una scuola-convitto per bambine che desideravano studiare, scuola che con molti sacrifici era gestita dalle nostre prime sorelle missionarie. A questa scuola venne inviata la piccola Josefa, che conobbe così le suore e chiese di poter divenire religiosa nella nostra Congregazione.
Subito dopo la prima Professione, venne assegnata ad una comunità per continuare gli studi, le scuole superiori. Lo desiderava molto, aveva una gran voglia di imparare, di conoscere, di vivere in pienezza. Timida, spesso rispondeva alle domande con un sorriso dietro cui s'intuivano la sua lealtà, rettitudine e la sua ricerca del vero. Con la sua semplicità riusciva a creare rapporti veri con le persone che avvicinava e nella comunità. Sr. M. Josefa in pochi anni raggiunse, raggiante, la meta della santità.
Subito dopo la prima Professione cominciò ad accusare problemi di salute, molto difficili da diagnosticare. Dopo non molto tempo si rivelò la sua malattia: una gravissima insufficienza renale. Per giungere a tale diagnosi dovette soffrire molto. Passò da un ospedale all'altro, con sempre nuove analisi, visite, degenze e, soprattutto, molta solitudine, prima di arrivare al verdetto definitivo. È stato un lungo Calvario in cui ella ha lottato con tutte le forze per continuare una vita normale. Non ha mai smesso di studiare, sperava sempre di guarire, ha lottato fino alla fine.
Sr. M. Josefa amava la vita; desiderava vivere, donarsi: sogni di giovane religiosa con un futuro di luce. Eravamo alla fine degli anni '70: era tutto un fervore di novità fra i giovani religiosi del Brasile. Per lei non è stato facile accettare il verdetto, lasciare lo studio e sottoporsi alle lunghe ed estenuanti sedute di dialisi.
Un pomeriggio, ero andata a farle visita all'ospedale, l'ho trovata serena, luminosa. Abbiamo conversato a lungo e lei trasmetteva pace. Mi disse: «Ho passato tutta la mattina alla finestra della camera che dava sul mare» e sorrideva serena, pacificata. È stato quello, probabilmente, il momento del passaggio, l'accoglienza della volontà del Signore, la pace! Ritornata in comunità ha assunto la sua croce. Mai un lamento, mai una pretesa, mai un rammarico. A volte non si sentiva le forze per tornare a casa, era necessario andare a prenderla dopo la seduta di dialisi. Un giorno le chiesi se non stimasse più conveniente il trasferimento in una comunità più vicina alla clinica. Mi rispose: «Tu conosci i problemi della mia comunità, io non posso fare molto per aiutare, ma forse la mia presenza può contribuire a una maggior armonia».
Scriveva alla priora generale nel giorno della sua Professione perpetua: «A Dio non si chiede che cosa o perché, semplicemente ci si abbandona e si lascia che lui agisca in ogni istante della nostra esistenza. È un'esperienza molto forte dell'amore di Dio quanto lui ama, un amore inesauribile che lascia disorientate dinanzi alla richiesta esigente del Dio-Amore. Nella vita vi sono momenti tristi e allegri, sono questi che ci portano a maturare e ci conducono al sì totale a Dio per una crescita personale, per la Chiesa e per il mondo. Da molto tempo mi stavo preparando al sì totale. Temevo di non arrivare per gli imprevisti accaduti nella mia vita, però mi sono sempre posta nelle mani di Dio: si compia la sua volontà. Questo è quanto ho vissuto nel giorno della mia consacrazione totale al Signore, una gioia inspiegabile che solo l'Altissimo può donare».
Qualche giorno dopo questo evento spirituale memorabile, un mattino, come il solito partì per l'appuntamento della dialisi; durante la seduta si sentì male. Trasferita in terapia intensiva visse ancora alcuni giorni nella più assoluta solitudine. Così silenziosamente sr. M. Josefa ci ha lasciate portando con sé il segreto dell'amore al suo Signore, vissuto con fedeltà e coerenza fino alla fine. Era il 20 giugno 1982.
Dopo aver trasferito la sua salma nella cappella della sua comunità, nella notte, la priora provinciale chiedeva nella preghiera a sr. M. Josefa quali cose avesse avuto da comunicarle. All'improvviso si sentì avvolta da un'ondata di profumo, tanto da ritenere che fosse entrato qualcuno, ma non vi era nessuno. Chiese allora «Sr. M. Josefa sei stata tu a far emanare questo profumo?» Una nuova ondata di profumo diede la conferma che Josefa aveva superata la prova. Era felice fra le braccia del suo Signore.