sr. Maria Julja Gjoka

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Suor Maria Julja, assieme alle altre due consorelle, suor Maria Çiçilja e suor Maria Injacia, è entrata nella nostra storia di Serve di Maria Riparatrici nel 1991 quando la nostra Congregazione ha avviato la comunità in Valona. Da allora, abbiamo condiviso la vita quotidiana e la gioia per la sua professione perpetua il 21 giugno 1992, dopo quasi cinquant'anni di professione temporanea.
Suor Maria Julja era nata a Kaçinar (Lezhë) il 1° ottobre 1924. Battezzata con il nome di Mrikë, ha vissuto la fanciullezza in una famiglia dalla vita semplice e dalla fede schietta. A 17 anni era entrata tra le Serve di Maria Addolorata di Scutari. Sappiamo che il 18 dicembre 1943 aveva emesso la Professione temporanea e qualche tempo dopo era stata inviata nella missione di Valona, terra in prevalenza mussulmana dove i pochi cristiani vi venivano inviati al confino.
Lì la colse l'avvento del regime comunista assieme alla cugina suor Maria Injacia, iuniore anche lei, a sr. M. Agustina e sr. M. Çiçilja. Priora era madre M. Tereza Manovi, donna dal carattere forte e deciso, il cui carisma personale e la forte spiritualità cementavano il legame della piccola comunità che il regime più volte ha tentato di disperdere. La loro resistenza, l'appoggio silenzioso della gente che ad ogni tentativo di rinviarle in famiglia usciva per strada diventando folla silenziosa, incutevano timore nella polizia che finiva col desistere dall'impresa. Ogni tentativo, da parte delle autorità politiche, è fallito e la polizia è stata costretta a lasciarle vivere insieme.
Con discrezione, assieme alle altre, faceva visita alle famiglie più disagiate e in quelle dove sapeva esserci malati gravi. Uno sguardo, una parola di conforto, un segno di Croce furtivo, una benedizione sommessa e subito via per non dare nell'occhio. In questa attenzione non c'era diversità di fede: cattolici, ortodossi, mussulmani o atei; andava da tutti e tutti l'accoglievano. Così era anche quando divideva la razione di pane con le famiglie più numerose.
Ogni mattina a capo chino in fabbrica sr. M. Julja ascoltava la lettura dei pensieri di Enver Oxa, il dittatore albanese, ma con le altre nel silenzio della loro stanza, ripeteva a memoria i versetti del Vangelo. La gente oggi delle tre suore dice: «Hanno parlato con il loro silenzio».
In occasione della sua morte, avvenuta a Valona (Albania) il 10 luglio 2011, più di qualche persona ha detto: «È stata un riferimento per la nostra fede».
La gente raccontava che nell'ultimo periodo del regime comunista, ogni mattina, con imperturbabile coraggio, sr. M. Julja con sr. M. Injacja si presentava al Comitato cittadino del Partito per rivendicare la proprietà della chiesa, trasformata in teatro per burattini. Molte persone, a proprio rischio, apposero le loro firme per ottenere la restituzione; erano cristiani cattolici, ortodossi, mussulmani, atei.
Sr. M. Julja ne parlò a Madre Teresa di Calcutta quando fece visita a Tirana. Madre Teresa le consegnò una medaglietta della Madonna miracolosa con l'invito a gettarla in chiesa. Risultato della costante perseveranza e della stima goduta, dopo poco ci fu la riconsegna delle chiavi.
Rimane per molti il simbolo di una fede e di una speranza tenaci. P. Giovanni M. Mercurio, osm, durante le esequie, l'ha ricordata come una donna dallo spirito libero. Diceva: «il regime comunista non è riuscito a sopraffarla; fino al termine della vita ha rivendicato, anche dinanzi alla Chiesa, la propria libertà interiore di fronte alla Verità». A sr. M. Julja, ultima delle suore Serve di Maria Addolorata di Scutari, con verità si addicono le parole di Paolo: «Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede» (2Tm 4,7).