Giornalista per amore della Vergine e dei fratelli

Nel Centenario della rivista da lei fondata (1916-2016), un approfondimento sull'attività di divulgazione a mezzo stampa di suor Maria Dolores per far conoscere e amare la Vergine Maria. Cf. Riparazione Mariana n. 2/2016. 

«Vorrei avere l’eloquenza d’un infuocato serafino; vorrei avere le ali d’un messaggero celeste, e volare nelle lontane città [...] e a tutti [...] vorrei narrare la tua bontà, la tua dolcezza, la tua misericordia!»: con queste parole Maria Inglese, nel suo primo testo autografo da noi posseduto, una lettera del 1897, esprime il suo zelo per diffondere la conoscenza e l’amore alla Vergine.

Attivamente partecipe della vita della comunità ecclesiale, l’Inglese si avvarrà, fin dall’inizio della sua attività, di uno strumento largamente utilizzato dall’apostolato cattolico del tempo: la stampa. 

La sua spiritualità era cresciuta nel fecondo alveo della devozione mariana e della spiritualità servitana in particolare, attinta nell’esperienza nascente, ma già solida, del Terz’Ordine dei Servi di Maria. Qui Maria Inglese aveva trovato un maestro di spirito ma anche di strategie pastorali, che l’aveva coinvolta nella sua intensa attività editoriale: Giacinto Ronconi, fondatore della fraternità rodigina del Terz’Ordine alla quale l’Inglese aderì nel 1892, diventandone segretaria e poi priora.

Il Ronconi era convinto che la «buona stampa» fosse un «mezzo potente per eccitare in tutti la divozione verso Maria» (Lettera del 22.12.1897 al p. Alfonso M. Novella); il suo epistolario rivela una fitta rete di comunicazione con richieste di materiale vario: pagelline, opuscoli e articoli di giornali, soprattutto nei mesi di settembre e maggio tradizionalmente dedicati a Maria.

Nel 1897 pubblica sul periodico L’Addolorata, dei Servi di Maria, lo studio del professor Sichirollo sul prodigio del movimento degli occhi dell’immagine dell’Addolorata in san Michele a Rovigo, e invia alla direzione «un pacco» di testimonianze (Lettera del 22.1.1898 a p. Prospero M. Bernardi). 

La diffusione di immaginette e pagelline atte a promuovere la devozione all’Addolorata di san Michele inizia già nel maggio 1895 e alla contemplazione di tale immagine il Ronconi attribuisce la conversione di molti peccatori: «ho veduto per esperienza che molti si sono convertiti appunto per le immaginette diffuse della nostra miracolosa immagine della Addolorata» (Lettera del 22.2.1898 a p. Bernardi).

Lo zelo affina la sensibilità del Ronconi che dà indicazioni precise circa il formato (comodo), la carta (abbastanza solida) e la qualità delle immagini (precise e non scolorite): tutto deve concorrere a far conoscere e amare la «cara nostra Madre Addolorata» (Lettera del 3.6.1897 a p. Bernardi).

Il movimento della riparazione mariana iniziato da Maria Inglese non lo trova meno attivo: ordina 6000 copie di Quanto è buona Maria e, con fine intuizione pastorale, raccomanda di consegnarne 100 copie ai parroci, agli Istituti cattolici ecc. della Diocesi (Lettera al medesimo del 5.6.1899).

Egli stesso riconosce di essere validamente coadiuvato dalla segretaria del Terz’Ordine, Maria Inglese  «che tanto si presta e mi aiuta nella propagazione della divozione verso la Vergine Addolorata» (Lettera del 12.5.1897 a p. Bernardi).

Umile sarta, Maria Inglese, poi suor Maria Dolores, non aveva fatto studi particolari, ma l’esperienza dell’amore della Vergine è così forte da spingerla ad impegnarsi in una fitta attività editoriale per sostenere un apostolato volto a convertire i cuori al Signore, attraverso il rapporto di devoto affetto con la Madre di Dio.

 Gli scritti dell’Inglese sono di varia natura: pagelline e opuscoli, articoli su stampa periodica, lettere, pensieri spirituali, l’Autobiografia. I testi rispecchiano il suo servizio di vicaria della Congregazione delle Serve di Maria Riparatrici e soprattutto l’attività di propagazione dell’Opera della riparazione mariana.

Tra i primi, il più importante è l’opuscolo Quanto è buona Maria (edito dal maggio 1899 fino al 1958) che contiene il messaggio e le preghiere per praticare la Pia Opera riparatrice. Ne fa stampare e ne diffonde subito 3000 copie. 

Da una lettera del 1913 all’amica Teresina Volpetti, emerge lo spirito con cui ella si dà a questa attività: «Le invio adunque i libretti dell’Opera riparatrice, ben felice che anche lei si faccia zelatrice di quest’Opera tanto cara alla Madonna, e tanto necessaria in questi tempi. Sì, sì, cara, faccia quanto più può per onorare e far onorare la Madre celeste».

Il servizio di vicaria generale delle Serve di Maria Riparatrici porta suor Maria Dolores a curare relazioni affettuose soprattutto con le suore che dal 1921 diffondono il carisma dell’Istituto oltreoceano, nell’Acre-Purus (Brasile). Tra le tante preoccupazioni per sorelle così lontane e provate da mille difficoltà, ella non dimentica la riparazione mariana.

Scrive: «I giornaletti nostri arrrivano? Escono ogni due mesi e non manco mandarglieli. Le unisco una fotografia della nostra cara Madonna [...]» (Lettera del 1.6.1925 a suor M. Rosaria Vettorato) e ancora si prodiga perché “i giornaletti“ possano essere diffusi anche in Brasile: «Ho chiesto se fosse possibile far stampare un centinaio di Lega mariana riparatrice in portoghese. Se la spesa non è tanto grave, le faccio stampare e poi ve le mando» (Lettera del 20.2.1923 alle suore di Sena Madureira, Brasile).

Ma veniamo ora alla sua intensa attività sulla stampa periodica, di cui Riparazione mariana è erede. 

Presidente delle Figlie di Maria della parrocchia del Duomo di Rovigo, scrive su La Figlia di Maria e l’Ave Maria. Dopo aver iniziato la pratica della comunione riparatrice con la Pia Unione di Rovigo, scrive a «tutte le Figlie di Maria» alle quali si  sente unita «da un solo amore», cioè quello alla Vergine, per spingerle ad «onorare la nostra augusta regina [...] amandola anche per chi non l’ama» (La Figlia di Maria 33/1900, pp. 326-327).

La rapida diffusione della nuova devozione la rassicura sul suo gradimento da parte della Vergine e le accende la «dolce speranza [...] che non passeranno molti anni che la bella e vantaggiosa devozione sarà praticata da tutti i cattolici»: questo impegno deriva alle Figlie di Maria dal rapporto vitale con la Madre del Signore e nello stesso tempo esso crea comunione tra tutte le aderenti al movimento, strette «in santa lega di riparazione intorno alla nostra tenerissima madre» (35/1902, p. 91).

Anche sull’Ave Maria, l’Inglese esorta le sue sorelle Figlie di Maria a dedicare anche il mese di settembre, oltre a quello di maggio, alla devozione alla Madonna e questo proprio a partire dal fatto che «nella nostra città [...] abbiamo, tesoro prezioso, una bella immagine dell’Addolorata, che da sette anni rinnova di quando in quando il prodigio di muovere con evidenza chiarissima i suoi occhi benedetti, con tale espressione di profondo dolore [...], che l’anima si sente scossa e tutta la volontà infiammata a rispondere a quella voce supplicante che  pare esca continuamente dalle sue labbra scolorate: riparazione! riparazione!» (Ave Maria, 1/1902, 3, pp. 7-8).

A confermare che l’altro polo, oltre all’amore per la Vergine, che motiva l’impegno della riparazione è l’amore ai fratelli e quindi a sottolineare che Maria Inglese, pur raccolta nel suo filiale rapporto con Maria, resta ben attenta alle vicissitudini del mondo e della Chiesa, sta l’invito a raccogliere la domanda di preghiere del Pontefice per la difficile situazione dei cattolici in Francia agli inizi del sec. XX, certe che Maria «intercederà pace e misericordia sui perseguitati nostri fratelli» (La Figlia di Maria, 40/1907, p. 71). Ai drammi del suo tempo l’Inglese contrappone una proposta spirituale specifica; dalla sua esperienza di vita nasce una risposta di fede che è per il mondo.

La parte più consistente dell’attività pubblicistica di suor Dolores è quella iniziata nell’aprile del 1916 con il primo numero de La Paginetta della Riparazione, oggi Riparazione mariana

Nell’Editoriale del n. 1, suor Dolores esprime con chiarezza lo scopo del nuovo periodico: «Educare i cristiani a patire come Maria in unione a Gesù». Nella sua lettura di fede dell’esperienza umanamente universale del dolore, ella si lascia guidare dalla figura evangelica della Vergine e ne propone a tutti («persino gl’indifferenti e i deboli dovrebbero guardare con simpatia a questo nostro tentativo») il valore salvifico, convinta di fare «un’opera civilmente buona», cioè praticata a favore dell’intera società.

E dei drammi dell’umanità, suor Dolores si fa carico invitando «le figlie dell’Addolorata» ad accogliere l’appello alla preghiera di papa Benedetto XV nel marzo del 1916 «perché la pace torni fra le nazioni d’Europa, che la guerra sconvolge e distrugge» (La Paginetta della Riparazione, n. 1/1916, p. 2).

Con fine sensibilità coglie le radici della conflittualità che stravolge i popoli europei: «L’umanità non può tornare indietro di venti secoli. Non può rinunciare al cristianesimo, del quale visse per tante generazioni e al cui soffio vivificatore vennero poi formandosi il suo pensiero e il suo carattere, la sua forza e la sua civiltà» (ivi). Sono parole che oggi forse suor Dolores scriverebbe ad un’Europa disorientata e tentata di chiudersi in se stessa, dimentica di quegli ideali che la rendono approdo di pace e libertà per tanti fratelli e sorelle.

Particolarmente interessante per i suoi echi contemporanei è uno dei suoi ultimi contributi (suor Dolores morirà il 29.12.1928): l’Editoriale del n. 4/1928. Richiamandosi alla recente enciclica Miserentissimus Redemptor di Pio XI, indica nella Madre dei dolori il «sublime simbolo di tutte le anime riparatrici» e invita a rivolgersi a Maria: «A lei che sola conosce a fondo i misteri del cuore del divin suo Figlio, a lei che sola ne ha misurata l’immensità del dolore, l’abisso della misericordia [...]».

Esperienza del dolore, suo valore salvifico, collaborazione alla Redenzione, partecipazione di Maria alla Passione del Figlio, misericordia divina: sono tutti temi che richiama anche papa Francesco nella Bolla per il Giubileo della misericordia: «La Madre del Crocifisso Risorto è entrata nel santuario della misericordia divina perché ha partecipato intimamente al mistero del suo amore» (Misericordiae vultus, n. 24).

La missione di suor Maria Dolores è oggi affidata a noi, ma siamo così solidali con quanti sono nel dolore e nell’aridità, da impegnarci a proporre quello che oggi chiamiamo lo «stile mariano nell’attività evangelizzatrice» (Evangelii gaudium, n. 288) e che Dolores presenta come una collaborazione di tutti per affidare alle mani di Maria ogni persona bisognosa di recuperare il suo rapporto con il Padre» (cf. Lega mariana riparatrice, nn. 11-12/1926, p. 3)?

 M. Elena Zecchini smr - Rovigo, Centro mariano

Da Riparazione mariana n. 2/2016