Un incontro
 di fraternità e preghiera
 presso il Centro mariano, avvenuto il 15 dicembre 2010, nel 75° anniversario della nascita al cielo di Madre M. Elisa Andreoli e nell’82° anniversario di suor Maria Dolores Inglese: alcune testimonianze.

(cf. Riparazione Mariana, n. 1/2011)
 «Nient’altro che amore» è il titolo di una serata intensa che risuona ancora nel cuore dei partecipanti, come le melodie dell’arpa e del violino che l’hanno accompagnata. Con essa si sono voluti celebrare il 75° anniversario della nascita al cielo della nostra fondatrice Madre M. Elisa Andreoli (1° dicembre 1935) - riconosciuta venerabile da papa Benedetto XVI il 10 dicembre 2010 - e l’82° anniversario di suor M. Dolores Inglese, animatrice della riparazione mariana (29 dicembre 1928).

L’Eucaristia, presieduta da mons. Claudio Gatti vicario generale della diocesi di Adria-Rovigo, ha consolidato il significato del convenire di sorelle e amici, soprattutto cittadini di Rovigo, che hanno sfidato il freddo per ringraziare il Signore di aver donato alla Chiesa e alla Congregazione delle suore Serve di Maria Riparatrici queste due Serve di Dio, donne coraggiose e intraprendenti. Abbiamo chiesto al Signore che sia riconosciuta la loro santità di vita, perché l’esemplarità di una vita virtuosa e donata sostiene e rassicura il nostro cammino di sequela; inoltre, la spiritualità specifica di una Congregazione diventa ancora una volta, e in altro modo, confermata dalla Chiesa come patrimonio sicuro per quanti vogliono vivere il proprio battesimo ispirandosi ad essa.

Dopo il momento conviviale, che ha consentito incontri e scambi di gioia e gratitudine, le esperienze di fede e i messaggi spirituali di amore e speranza di queste sorelle “maggiori” sono stati recitati dall’artista rodigina Letizia E. M. Piva, che con grande maestria ha saputo alternare voce e suono dell’arpa, accompagnandosi in taluni momenti pure con il canto. Intermezzi musicali sono stati eseguiti anche dal- la giovane violinista padovana Elisa Voltan, che ci ha allietate con dolci e suggestive melodie insieme all’artista Mirco Carraro, al flauto traverso.

L’intensa esperienza ha riempito il cuore e lo sguardo dei presenti! Ho desiderato perciò raccogliere qualche testimonianza.

 - Maria Stella, cosa hai trovato di significativo per te nell’omelia di mons. Claudio Gatti?

«Dio solo per testimonio; Gesù Cristo per modello; Maria santissima per aiuto; e poi niente! Nient’altro che amore e sacrificio!»: questo è il pensiero scritto da Madre M. Elisa nel lontano 1913 ma valido ancora ai nostri giorni, ricordato da mons. Claudio Gatti nell’omelia.

Come in un flash-back ho ricordato la vita di Madre Elisa: abbandonata dal padre da piccola, mamma Margherita le dimostrò con la vita che tutti abbiamo un Padre che non si dimentica mai di noi. Nell’adolescenza e nella giovinezza Elisa dovette affrontare difficoltà economiche, fare scelte non sempre facili, che poi si rivelarono opportune. E in quei momenti Elisa e mamma Margherita trovarono conforto e sostegno nella preghiera presso il santuario della Madonna di Monte Berico.

Dopo la fondazione della Congregazione, Madre M. Elisa incontrò numerose traversie che le crearono dispiaceri e difficoltà, ma che superò con fermezza e con animo pieno di fede. Ella ha svolto ogni compito, ogni lavoro con dedizione ed amore, senza aspettarsi nulla in cambio, con la sola sicurezza di fare la volontà del Signore.

Desidererei anch’io avere la sua tranquillità d’animo nel seguire il messaggio evangelico quando devo prendere decisioni difficili, avere la sua fiducia per abbandonarmi con cuore filiale alla Madre celeste certa che è sempre al mio fianco ed essere di aiuto e conforto per quelli che mi vivono accanto. Ai nostri giorni nelle famiglie basta una differenza di opinione o un comportamento poco sollecito per creare un clima di scarsa comprensione o di mancanza di rispetto reciproco tali da generare crisi familiari non sempre risolvibili.

Elisa e Maria Inglese, da giovani, hanno vissuto momenti difficili ma, mettendo Gesù al centro della loro vita e affidandosi alla protezione della Vergine, li hanno affrontati con fede e speranza.

Da alcuni anni faccio parte dell’Associazione «Beata Vergine Addolorata» e per questo mi sento maggiormente sollecitata a seguire la testimonianza di Madre Elisa per cercare di vivere in modo credibile la riparazione mariana.

 - Letizia, cosa ci puoi raccontare della tua esperienza nella proclamazione di alcuni testi spirituali di Madre Elisa e di suor M. Dolores?

15 dicembre 2010. Davvero una serata fredda, con la nebbia che confonde la neve ghiacciata. La chiesa però è calda, colorata, morbida nella luce e nei radi suoni. L’altare e le pesanti poltrone di legno sono state tolte; in loro vece c’è l’arpa e un leggio bianco. C’è qualcosa da dire in questa serata, qualcosa da dire a chi ha voglia di sfidare il gelo per venire ad ascoltare.

Silenzio. Ancora attesa. Poi il fruscio di movimenti anima l’atmosfera e, ordinatamente, la chiesa si affolla. Ho voglia di raccontare.

Prima di ogni parola c’è sempre il suono e allora il violino, nascosto, inizia a parlare. Tutti hanno voglia di ascoltare. Il violino ha una voce leggera, più leggera del solito.

Da dentro di me, dal profondo che è in me, il suono della voce inizia il viaggio verso di voi. Non sono parole che conosco: sono parole che vedo, che vivo, che porgo. Sono pensieri di una donna che ha molto amato. Lei vuole dire l’Amore, lo dice a se stessa, a te che vivi con lei, a tutto ciò che è. Lei parla con forza, fa coraggio a se stessa e a te che vivi con lei.

Mi scuote Madre Elisa perché insieme alla dolcezza c’è la sapienza della vita di ogni giorno, perchè parla con Dio... E poi parla con la gente...

La musica racconta e colma di significato le parole che, da sole, non ce la fanno.

Ora parla lo stupore di Madre Dolores. Strano chiamarla Madre: è una donna con gli occhi sorpresi e abbagliati, è una sorella che racconta meraviglia e incanto, è un’amica che passeggia nel dolore e nella grazia.

Vivo i suoi racconti mentre li leggo e anch’io sono lì, davanti a quella Madonna che guarda con gli occhi grandi e lucenti e sussurra con la bocca. E resto attonita e non so che pensare e so che è inutile pensare.

Il flauto brillante spande note di luce.

 - Simonetta, hai partecipato alla serata di spiritualità: cosa ti sei portata a casa, per il tuo quotidiano?

Mi abita ancora oggi il desiderio di vivere l’abbandono in Dio con la stessa confidenza che ho colto nel- le parole di Madre Elisa, dalle quali traspariva un senso di tranquillità che qualche volta sperimento anch’io, proprio quando, nonostante le difficoltà, mi fido del Signore. Ho portato anche un rinnovato entusiasmo nel mio cammino di conoscenza e di amore alla Vergine e la voglia di rispondere, come posso, alle parole che ella rivolse a suor M. Dolores: «Fa’ qualche cosa per me». A dire il vero, mi è rimasta nel cuore anche l’armonia dell’arpa che mi ha fatto pensare a quelle “gemme di paradiso” in cui, per Madre Elisa, saranno cambiate tutte le nostre tribolazioni.

«Nient’altro che amore»: una serata davvero ricca di spiritualità e di bellezza, che ci ha lasciati in un’atmosfera di preghiera, ha fortificato desideri profondi di dono e di speranza, ha confermato i cuori sulla certezza della bontà di Dio e ha fatto spesso sollevare lo sguardo alla Vergine Addolorata, sospinti dalle parole di suor Dolores: «Lasciate adunque che io vi ami, o dolcissima Signora, che ogni mio respiro, ogni battito del mio cuore sieno altrettanti atti di preghiera, di affetto, di riconoscenza verso di voi, o Madre amabilissima, che in ogni mio bisogno fui soccorsa con la materna vostra misericordia!».

 a cura di M. Grazia Comparini smr