“Stare presso”. Storie di fede e di inclusione

Una serata di spiritualità in collaborazione con la Caritas diocesana e associazioni di volontariato

Il 19 febbraio scorso la comunità del Centro mariano, in preparazione alla Quaresima e alla festa di Santa Maria presso la Croce, ha promosso, insieme alla Caritas diocesana di Adria-Rovigo e alla «Comunità di Sant’Egidio» di Rovigo, una serata di spiritualità per operatori e volontari della carità sul tema: «Restare soli e guardare in alto. Disabilità, solitudine, inclusione».

L’incontro è iniziato alle ore 16.00 con l’accoglienza e l’introduzione del presidente della Caritas diocesana, don Piero Mandruzzato, che ci ha presentato il tema con una lettura per immagini d’autore di alcuni passi del Vangelo. Don Piero ha spiegato come, davanti alle difficoltà, ci possano essere due reazioni: o allontanarsi dal rapporto con Dio o avvicinarsi alzando lo sguardo verso un orizzonte di significato che solo la fede può dare.

Ci siamo poi recati nel santuario dedicato all’Addolorata per un tempo di silenzio, riflessione e discernimento sulla Parola, intervallato da canti e brani di musica strumentale e “personalizzato” col gesto, da parte dei partecipanti, di porre un lumino accanto al Crocifisso opportunamente esposto. La riflessione è stata sostenuta da letture tratte dal volume di Jean Vanier «La comunità, luogo del perdono e della festa» e dalla Lettera pastorale «La Madonna del Sabato Santo» del card. Carlo M. Martini.

Il filo rosso mariano dell’iniziativa è stato sottolineato con la presentazione, attraverso un ppt, della Pietà di Sebastiano del Piombo. Nel contemplare il dipinto ci siamo soffermati sulla struttura della composizione,
sui giochi di luci e ombre,
e sulle tonalità dei colori
con i quali l’artista ha rappresentato il dramma ma
anche lo slancio di fede di Maria. In particolare lo sguardo che la Vergine eleva verso il cielo ci ha sollecitati a credere, con lei, alla promessa di Cristo: il terzo giorno risorgerò (cf. Mt17,23).

Verso le ore 21.00 è iniziata la seconda parte dell’incontro dedicata a tre testimonianze di inclusione.

Laura Schiavon, della «Comunità di Sant’Egidio» di Padova, ha raccontato un’esperienza di cohousingtra persone anziane. Grazie alla collaborazione del Comune di Padova, è stata aperta una casa dove tre anziane signore sole possono abitare insieme. L’esperienza di stare insieme è molto positiva per superare le problematiche della solitudine e della preoccupazione per il futuro. Nel settembre 2019 è stata aperta una seconda casa per senza fissa dimora. Queste iniziative testimoniano un dinamismo che potrebbe riassumersi in una frase: «Chi aiuta si confonde con chi è aiutato, in una tensione che diviene un abbraccio. E il protagonista è l’abbraccio».

Leonardo Peretto, con la moglie Raffaella e altre dieci coppie polesane, genitori affidatari di minori in difficoltà, fa parte dell’Associazione «Famiglie aperte all’accoglienza». L’esperienza vuole rispondere all’esigenza di colmare l’incapacità di molti adulti di prendersi cura dei propri gli, ma soprattutto rivelare il senso profondo dell’altro come dono. Obiettivo principale per i genitori è continuare ad essere generativi e rendere i ragazzi più autonomi e capaci di far fronte al futuro, al “dopo di noi”.

Giuseppe Braiato, di Castel Guglielmo, con il cugino, ha da poco attivato una fattoria sociale sul suo terreno agricolo, la «Fattoria volante». Nella sua testimonianza ha presentato il progetto che prevede attività ludico-ricreative e tirocini lavorativi adatti ai ragazzi disabili.

Queste esperienze ci hanno trasmesso tanta speranza e una grande passione per il bene di tutta la comunità, perché guardano in Alto e sono una risposta concreta di inclusione, in un mondo che ne ha tanto bisogno.

 

Da Riparazione mariana, n. 1/2020, p. 19